Ricordiamo tutti il famoso (incolpevole) provvedimento di Agenzia Entrate dello scorso 22 luglio, che ha gettato nello sconforto tante imprese potenzialmente beneficiarie del tax credit ZES Unica, assegnando, con un conteggio matematico tra risorse disponibili e richieste validamente presentate, un credito d’imposta pari al 17,67% del contributo atteso, significativamente inferiore rispetto alla percentuale “prenotata” inizialmente. Questo ha generato grande malcontento tra le imprese, che contavano su un maggiore sostegno finanziario.
Per venire incontro alle tante richieste di incremento degli stanziamenti, in data 7 agosto 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto Omnibus, introducendo, tra l’altro, proprio importanti modifiche in relazione al credito d’imposta investimenti ZES Unica, con il raddoppio dei fondi disponibili, che passano da circa 1,7 miliardi a oltre 3,2 miliardi di euro.
Tutto bene? Pare di no. Purtroppo questa agevolazione sta assumendo sempre di più, sotto diversi aspetti, le sembianze di una “scommessa” o per meglio dire, di un vero e proprio “lascia o raddoppia” per le aziende coinvolte.
I meno giovani, come chi vi scrive, ricorderanno senz’altro il celebre quiz televisivo italiano andato in onda per la prima volta nel 1955 sulla Rai. Condotto da Mike Bongiorno, il programma prevedeva che i concorrenti rispondessero a domande di difficoltà crescente per accumulare un montepremi. Alla fine di ogni puntata, i partecipanti potevano scegliere se “lasciare” tornando a casa con la somma guadagnata fino a quel momento o “raddoppiare” il premio rispondendo a una domanda finale. Questa formula catturò l’immaginazione del pubblico e divenne un simbolo di coraggio e rischio (più o meno calcolato), riflettendo un aspetto della cultura popolare italiana che ancora oggi è utilizzato come metafora per decisioni critiche.
Peccato che qui si “gioca” con i piani di sviluppo delle aziende e che “lasciando” non si porti a casa nulla.
Perché “LASCIA”
In questo scenario, molte aziende potrebbero decidere di “lasciare” e abbandonare i loro piani di investimento. Deluse dalle differenze tra aspettative e realtà, queste imprese potrebbero scegliere di ritirarsi, evitando i rischi legati all’incertezza del contributo e liberando risorse per altre aziende.
O “RADDOPPIA”
Al contrario, alcune imprese sceglieranno di “raddoppiare”, confidando nell’incremento ulteriore del contributo grazie a questa “lotteria delle percentuali”.
Queste aziende, con un pò di rischio e tanto coraggio, potrebbero beneficiare di un ulteriore aumento del contributo disponibile (allo stato attuale, dal 17,67% di quanto richiesto al 34%), grazie alle rinunce (tante) di chi ha deciso di lasciare. Questo meccanismo di redistribuzione delle risorse potrebbe incrementare i benefici per chi sceglie di andare avanti.
Il Governo, proprio in questa direzione, al fine di monitorare l’impegno delle risorse (scarse) a disposizione e l’emersione di nuove, derivanti dalle imprese che “lasciano”, introduce anche nuovi obblighi comunicativi. Infatti, i beneficiari del contributo “prenotato” dovranno predisporre dettagliati resoconti delle spese effettuate, ottenere le certificazioni per le spese ammissibili e comunicare il tutto ad Agenzia Entrate tra il 18.11.2024 ed il 2.12.2024, a pena di decadenza dall’agevolazione.
Orbene, si poteva fare di più? Forse no, ma come abbiamo avuto modo di scrivere (v. DETERMINATA LA PERCENTUALE DEL CREDITO D’IMPOSTA PER LA ZES UNICA NEL MEZZOGIORNO) si poteva fare di meglio.
Una delle principali critiche è stata la gestione dell’agevolazione in relazione agli immobili strumentali, assegnando ad essi un peso del 50% sul progetto d’investimento complessivo che, da un lato, ha generato una “corsa” all’accaparramento di questi immobili, alimentando azioni speculative con conseguente impennata dei prezzi degli immobili potenzialmente agevolabili e, dall’altro lato, ha obbligato le aziende ad inserire nel progetto un valore di altri attivi materiali (impianti, macchinari ed attrezzature) almeno pari al valore dell’immobile strumentale agevolabile.
Forse un approccio più equilibrato, con un peso inferiore del valore dell’immobile sull’investimento complessivamente agevolabile (ad esempio del 20%), e un diverso meccanismo di calcolo, avrebbe potuto dare maggiore rilievo agli altri attivi strumentali agevolabili. Ciò avrebbe liberato più risorse ed evitato l’attuale situazione imbarazzante, considerando che il rilancio delle Zone Economiche Speciali è fondamentale sia per il Sud che per il Governo.
Sarà quindi essenziale una gestione strategica delle risorse disponibili, per dare più certezze a chi è ad un passo dal rinunciare e per garantire che le aspettative siano allineate con la realtà operativa del programma, finora alquanto deludente.
Autore: Luigi Romano