Proposto circa vent’anni fa dall’allora ministro delle Finanze prof. Giulio Tremonti e mai decollato a causa della levata di scudi da parte di associazioni di categoria e professionisti, il concordato preventivo biennale, previsto dalla delega fiscale nella sua “nuova” veste, è un accordo tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti di minori dimensioni (con fatturato fino a 5,164 milioni, pari alla soglia per l’applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale – ISA) che prevede la definizione della base imponibile per i due anni successivi.
Come funzionerà
Il Fisco, dopo un contraddittorio semplificato, proporrà ai contribuenti un certo reddito per il biennio. Il contribuente che aderirà alla proposta non pagherà imposte e contributi sul reddito extra rispetto a quello proposto, ma dovrà comunque dichiarare tutti gli introiti al Fisco (e applicare l’Iva con le regole ordinarie).
Il concordato si applicherà sia a chi presenta gli Isa (circa 2,5 milioni di partite IVA nel 2022) che ai contribuenti forfettari (oltre 2 milioni di autonomi con ricavi o compensi fino a 85mila euro).
Il reddito proposto per il concordato sarà calcolato con un software che utilizzerà come base di calcolo – inizialmente – i dati dichiarati negli Isa. Per i forfettari, invece, andranno studiati altri criteri di calcolo, magari attingendo alle banche dati del Fisco ed alle informazioni indicate nelle dichiarazioni, in quanto non soggetti agli Isa.
In sostanza, la delega fiscale si muove su più fronti, provando da un lato ad accordarsi col contribuente al fine di assicurarsi la sua fedeltà fiscale e nel contempo punta decisamente alla semplificazione delle verifiche fiscali mediante l’utilizzo di software e intelligenza artificiale.
Infatti, attraverso un software semi-automatizzato saranno raccolte due principali tipologie di dati:
• Le analisi tributarie che emergeranno grazie alle banche dati dell’agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza, che saranno interscambiabili.
• Le informazioni ricavate dal web.
La rielaborazione di questi dati servirà a restituire alert che potranno riguardare una categoria di contribuenti ma anche un singolo soggetto su cui si intende svolgere l’accertamento.
La domanda sorge spontanea, come amava dire, in una nota trasmissione televisiva, il buon Antonio Lubrano, per chi ne ha memoria: potrà mai esserci un accordo (o concordato) tra Fisco e contribuenti senza un cambio di passo, magari smettendo di considerare le partite IVA alla stregua degli evasori totali?
Riteniamo di no, come probabilmente non potrà mai esserci un reale ed equilibrato contraddittorio, magari su una ipotetica cifra “da concordare”.

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