La numero uno della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, stabilirà con ogni probabilità, il prossimo 27 luglio, un nuovo rialzo dei tassi di interesse, probabilmente al 4,25%.
Erano ben 15 anni che il tasso BCE non raggiungeva tali livelli record.
In tanti ricorderanno che si arrivò al tasso del 4,25% nel luglio 2008, per poi scendere rapidamente in seguito allo scoppio della grande crisi finanziaria, innescata dalla bolla dei derivati sui “mutui subprime” negli Stati Uniti.
La BCE è convinta (seguendo l’impostazione tedesca) che un’ennesima decisione di stretta monetaria possa contenere l’inflazione, senza però considerare l’impatto diretto sui finanziamenti a imprese e famiglie, mutui casa compresi.
Ciò significa che i mutui a tasso variabile subiranno un ulteriore aumento della rata e a pagarne il conto, salatissimo, saranno in buona parte le imprese e le famiglie che hanno scelto un mutuo variabile.
Tuttavia, ci sono alcune opzioni disponibili per “alleggerire” la rata mensile, come il ricorso al “Fondo Gasparrini” per i mutui prima casa, la surroga o la rinegoziazione con la propria banca, con cui bisognerebbe iniziare ad aprire un dialogo.
Secondo le attuali stime, si prevede che i tassi d’interesse sui mutui si stabilizzeranno intorno al 4% non prima del 2024, con un’inflazione ancora alta nei prossimi anni: 5,5% nel 2023 e 3% nel 2024.
In un momento in cui gli investimenti dovrebbero essere sostenuti, l’ennesimo aumento dei tassi di interesse da “rimedio” potrebbe rivelarsi “peggiore” del male stesso, soprattutto se accompagnato a colpi di annunci e senza chiare indicazioni sull’uscita dal tunnel, dando vita ad un orizzonte nebuloso che disorienta persino i più esperti.