Con decreto ministeriale firmato dai ministri del Lavoro, Marina Calderone, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, pubblicato il 21 febbraio 2025, prende vita il Bonus assunzioni ZES (Zona Economica Speciale), introdotto dal Decreto Coesione (D.L. 60/2024) e approvato dal Consiglio dei Ministri nel maggio 2024. L’incentivo prevede un esonero contributivo totale per 24 mesi per le imprese con un massimo di 10 dipendenti che assumono, dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025, lavoratori over 35 disoccupati da almeno 24 mesi.

Il beneficio spetta alle aziende insediate nelle otto regioni della ZES unica del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna) e copre il 100% dei contributi previdenziali, fino a un massimo di 650 euro al mese per ciascun lavoratore, con esclusione dei premi INAIL. Per accedervi, le imprese devono inoltrare domanda telematica all’INPS e rispettare determinati requisiti, tra cui l’assenza di licenziamenti nei sei mesi precedenti e il rispetto delle norme sulla sicurezza e sulla regolarità contributiva.

C’è da dire che il Bonus ZES non è cumulabile con altri esoneri contributivi, ma può essere affiancato alla maxi-deduzione del costo del lavoro per le nuove assunzioni prevista dalla riforma IRPEF (Dlgs 216/2023).

Parallelamente, le imprese possono beneficiare dell’incentivo strutturale della legge Fornero (art. 4, L. 92/2012), che esiste dal 2012 ed agevola l’assunzione di lavoratori con più di 50 anni di età disoccupati da almeno 12 mesi. A differenza del Bonus ZES, questo incentivo è accessibile anche alle imprese con più di 10 dipendenti, si applica sia ai contratti a tempo determinato che a quelli a tempo indeterminato e è cumulabile con altre agevolazioni contributive.

L’agevolazione consiste in una riduzione del 50% dei contributi previdenziali per 12 mesi (per assunzioni a tempo determinato) o 18 mesi (per assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato). Non è previsto un limite massimo di beneficio fruibile. Il vantaggio principale è la possibilità di cumulare questo sgravio con altri incentivi, come la Decontribuzione Sud (25% per 12 mesi) o il Bonus per lavoratori disabili, purché nel rispetto dei massimali previsti dalla normativa vigente.

A queste si affiancano anche importanti misure per incentivare l’occupazione femminile e ridurre il divario di genere nel mercato del lavoro.

Tra le principali agevolazioni troviamo:

il Bonus Donne – Decreto Coesione 2024 (D.L. 60/2024) con un esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali per 24 mesi, fino a 650 euro mensili per ciascuna lavoratrice. È destinato a donne disoccupate da almeno 24 mesi su tutto il territorio nazionale o da almeno 6 mesi nelle regioni del Mezzogiorno;

– il Bonus per donne vittime di violenza, introdotto con la Legge di Bilancio 2024, che prevede un esonero totale dei contributi per 24 mesi (o 12 mesi per contratti a tempo determinato) per le aziende che assumono donne riconosciute come vittime di violenza di genere;

– Esonero contributivo per aziende con certificazione di parità di genere che riduce dell’1% i contributi previdenziali, fino a 50.000 euro annui per azienda, per le imprese che ottengono la certificazione di parità di genere.

La scelta tra i vari incentivi dipende da diversi fattori.

Ad esempio, il Bonus ZES offre un esonero più ampio (100% dei contributi per 24 mesi, con un tetto massimo di 650 euro mensili per lavoratore) ma è limitato alle microimprese e non è cumulabile con altri esoneri.

L’incentivo over 50 è più flessibile (applicabile a imprese di qualsiasi dimensione e cumulabile con altre agevolazioni), ma copre solo il 50% dei contributi e per un periodo più breve.

A differenza dei precedenti, gli incentivi per l’occupazione femminile sono particolarmente vantaggiosi per le imprese che assumono lavoratrici svantaggiate, con sgravi fino al 100% per 24 mesi in determinati casi.

In conclusione, la combinazione strategica delle agevolazioni disponibili può rappresentare una concreta possibilità per migliorare l’occupazione, favorire la parità di genere e rilanciare il tessuto produttivo italiano, in particolare nel Mezzogiorno, con un’attenzione particolare verso le donne, considerato il tasso di occupazione di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini e, in media, una retribuzione di circa il 20% più bassa dei colleghi, come emerso dal Rendiconto di genere 2024, pubblicato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps  il 25 febbraio 2025.

Autore: Luigi Romano

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