Il Bonus Transizione 5.0 è stato, fin dalla sua istituzione, un’importante agevolazione fiscale volta a incentivare gli investimenti delle imprese italiane nel processo di transizione ecologica e digitale, attraverso crediti d’imposta destinati a progetti innovativi e a maggiore efficienza energetica. Tuttavia, stante anche lo scarso interesse manifestato da parte delle aziende, la misura è stata al centro di un intenso dibattito a causa di alcune restrizioni che ne limitavano l’efficacia.

Inizialmente, l’agevolazione in commento non era cumulabile con altre forme di incentivo, in particolare quelle finanziate tramite programmi europei. Questa limitazione derivava da un’interpretazione restrittiva delle norme sul PNRR, causando una serie di criticità per le imprese italiane.

Le associazioni imprenditoriali, con in testa Confindustria, hanno sollevato la questione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), sostenendo che tale restrizione non trovava fondamento nelle regole comunitarie e finiva per penalizzare le aziende, rallentando l’implementazione del piano Transizione 5.0.

Grazie a un emendamento alla manovra di Bilancio per il 2025, dopo un confronto con la Commissione Europea, è arrivata la svolta: il Bonus Transizione 5.0 è cumulabile con ulteriori agevolazioni europee, a condizione che:

– Non si coprano le stesse quote di costo dei singoli investimenti;

– Il beneficio fiscale totale non superi il costo complessivamente sostenuto dall’impresa (anche considerando la non tassabilità del contributo).

Cosa prevede la nuova misura?

La modifica introduce diversi elementi chiave:

  • Cumulo con incentivi europei: le imprese potranno combinare il credito d’imposta Transizione 5.0 con altri incentivi UE, come quelli finanziati dalle Regioni tramite fondi strutturali europei o le misure della piattaforma Step (Strategic Technologies for Europe Platform).
  • Cumulo con credito Zes: è stato confermato che il credito d’imposta Transizione 5.0 potrà essere cumulato con il credito per investimenti nelle Zone Economiche Speciali (Zes) del Mezzogiorno.
  • Aliquote rafforzate: è stato semplificato il sistema delle fasce di investimento, incrementando l’aliquota fino al 45% per i progetti compresi tra 2,5 e 10 milioni di euro nella categoria a maggiore efficienza energetica.
  • Benefici per il fotovoltaico: sono stati invrementati gli incentivi per l’acquisto di pannelli fotovoltaici, promuovendo ulteriormente la sostenibilità energetica;
  • Potenziamento ruolo delle ENERGY SERVICE COMPANY: sono previsti interventi mirati per semplificare le procedure di calcolo della riduzione dei consumi energetici, valorizzando il ruolo delle Esco che rientrano tra i potenziali beneficiari del Piano Transizione 5.0, con l’obiettivo è di incentivare queste aziende a realizzare interventi di efficientamento per i propri clienti e introducendo una procedura diretta per il riconoscimento dei benefici in caso di sostituzione di beni obsoleti.

Le criticità ancora aperte

Nonostante le novità positive, non è stata accordata la proroga per la realizzazione degli investimenti dal 31 dicembre 2025 al 30 aprile 2026, come richiesto dalle imprese a causa dei ritardi nell’attuazione delle regole operative. La finestra temporale per accedere al beneficio resta dunque molto ristretta.

Le modifiche introdotte, grazie anche alla possibilità di cumulare il credito d’imposta con altre agevolazioni, permetterà, ce lo auguriamo, di accelerare gli investimenti in innovazione e sostenibilità, impegnando finalmente le ingenti risorse messe a disposizione, fino ad oggi scarsamente utilizzate, per contribuire alla crescita competitiva del tessuto imprenditoriale nazionale.

Autore: Luigi Romano

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