Il 9 novembre scorso il Senato ha rinnovato la fiducia al Governo, con l’approvazione definitiva del ddl di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 124 (Decreto SUD), recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione.
Uno dei punti cardine della norma è la riforma delle ZES, in vigore dal 1° gennaio 2024, col superamento delle attuali otto Zone Economiche Speciali e l’istituzione della ZES Unica per il Mezzogiorno, che comprenderà i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, a cui è “dedicata” la nuova edizione del credito d’imposta investimento ZES, ulteriormente potenziato.
Infatti, alle imprese che effettueranno acquisizioni di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite del Mezzogiorno sarà concesso un contributo, sotto forma di credito di imposta, con un investimento minimo di euro 200.000 (novità assoluta) e con un massimale di 100 milioni di euro per singolo progetto d’investimento, nella misura massima consentita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027, che per le grandi imprese sarà pari al:
– 15%, per le aree dell’Abruzzo che rientrano nella Carta degli aiuti a finalità regionale
– 30%, per le regioni di Molise, Basilicata e Sardegna
– 40%, per la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia
a cui si aggiungerà il 10% per le medie imprese ed il 20% per le micro-piccole imprese.
Pertanto, una micro-impresa o una piccola impresa potrà richiedere un credito d’imposta pari al 60% dell’investimento agevolabile.
Tuttavia, c’è un particolare importante da evidenziare in quanto, contrariamente a quanto annunciato in precedenza, tale beneficio potrà essere richiesto solo per gli investimenti (anche immobiliari) realizzati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024 ed il valore dei terreni e degli immobili non potrà superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato.
Sebbene l’intensità di aiuto sia considerevole (fino al 31 dicembre 2023 è previsto un massimo del 45% per le piccole imprese), l’orizzonte temporale (dal 1/1/2024 al 15/11/2024) risulta troppo limitato per un programma d’investimenti che possa definirsi tale, soprattutto nel medio termine, finendo con l’agevolare solo le imprese che hanno già pronto un piano d’investimenti.
Infine, il rinvio a un successivo decreto interministeriale, da emanare entro il 30 dicembre 2023, che definirà le modalità di accesso al beneficio, i criteri, le modalità di applicazione e di fruizione del credito d’imposta e dei relativi controlli, non può che generare incertezza per le imprese.
Se si tiene conto che, dalla lettura della relazione di accompagnamento, non è escluso lo “stop” all’erogazione del credito all’esaurirsi delle risorse disponibili, questa scelta porterebbe ad una inevitabile perdita di “appeal” da parte delle imprese, stroncando sul nascere una norma il cui obiettivo era ed è il rilancio del Sud e delle aree in ritardo di sviluppo.
– L. Romano –