Il Decreto fiscale collegato al ddl di bilancio 2024, approvato in Consiglio dei ministri il 16 ottobre 2023, da quanto è potuto emergere, dispone, tra l’altro, che il pagamento del II acconto delle imposte, previsto ordinariamente per fine novembre, solo per l’anno 2023 potrà essere postergato a gennaio 2024, anche a rate.

Ma vediamo, nel particolare, la portata della norma:

  1. Cambio nel versamento del secondo acconto: la modifica riguarda il rinvio del versamento della seconda rata di acconto delle imposte dirette, ma solo per l’anno 2023, quindi non a carattere strutturale.
  2. Limitazioni: la dilazione del secondo acconto è consentita solo per le imposte dirette, come l’IRPEF, le imposte sostitutive dell’IRPEF, la cedolare secca, la sostitutiva per i forfettari, l’IVIE e l’IVAFE. Sorte diversa per i contributi previdenziali, che andranno versati entro la scadenza già nota (30 novembre).
  3. Chi può accedere a tale agevolazione: la possibilità di posticipare il secondo acconto è prevista solo per il 2023 e solo a favore delle persone fisiche titolari di partita IVA che, nel periodo d’imposta precedente (nel 2022), hanno dichiarato ricavi o compensi inferiori a 170.000 euro. Pertanto, società e soci (tranne quelli dotati anche di partita IVA individuale) ed in generale tutti coloro che non sono titolari di partita IVA (dipendenti e pensionati per fare un esempio) sono esclusi da tale agevolazione.
  4. Casi di “mancata continuità” nella partita IVA: La norma non affronta esplicitamente la situazione in cui un contribuente che soddisfa i requisiti nel 2022 non è più titolare di partita IVA al 30 novembre 2023. Attesi “lumi”.
  5. Modalità di frazionamento: Le somme oggetto di dilazione possono essere pagate in una rata unica entro il 16 gennaio 2024 senza alcuna maggiorazione, oppure in cinque rate mensili di pari importo a partire dal 16 gennaio 2024. Tuttavia, se si sceglie di pagare a rate, si dovranno versare gli interessi secondo quanto previsto dalla legge.

In definitiva, tale norma così come riportata, salvo modifiche, ha una portata ben più ridotta rispetto alle attese, complice senz’altro un bilancio dello Stato a caccia di risorse e che non può permettersi di concedere molto.

Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane, quando la legge di bilancio per il 2024 entrerà nel vivo e, con buona probabilità, non mancheranno colpi di scena, magari pro-contribuenti.

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