Maxi-sanzione da 50.000 euro per una catena di negozi di abbigliamento, a causa dell’installazione di sistemi di videosorveglianza in violazione del Regolamento europeo, del Codice privacy e dello Statuto dei lavoratori.
L’indagine del Garante è stata avviata a seguito di una segnalazione da parte di un sindacato, che lamentava il trattamento illecito dei dati personali attraverso sistemi di videosorveglianza in diversi punti vendita. Dall’istruttoria emergeva che l’azienda, presente in Italia con oltre 160 negozi, non aveva richiesto l’autorizzazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro competente territorialmente o, alternativamente, sottoscritto un accordo sindacale in tal senso.
L’azienda aveva giustificato l’installazione delle telecamere con la necessità di proteggersi dai furti e garantire la sicurezza dei dipendenti e del patrimonio aziendale, evitando accessi non autorizzati.

Queste motivazioni sono del tutto legittime.

Ma l’azienda non ha rispettato la “procedura” prevista dalla normativa.
Il Garante ha evidenziato che, sebbene le misure adottate siano in parte conformi alle disposizioni normative, non hanno seguito la “corretta procedura”.
L’azienda si è “limitata” ad informare gli interessati della presenza del sistema di videosorveglianza e del suo funzionamento, tramite informative affisse nelle zone interessate, senza però alcuna autorizzazione o accordo sindacale.
Considerando il numero significativo di dipendenti coinvolti (oltre 500) e il fatto che la violazione ha interessato diversi punti vendita, il Garante della Privacy ha ritenuto adeguata una simile sanzione.
Nonostante alcune procedure burocratiche non siano state seguite alla lettera, l’intento dell’azienda era sicuramente quello di garantire un ambiente di lavoro sicuro per i propri dipendenti e un’esperienza di shopping tranquilla per i clienti, ma se ad essere coinvolti sono i lavoratori, naturalmente tutto questo non può bastare.

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